Histories a Quatre Mains

Questi brani sono quelli con cui abbiamo iniziato la nostra attività di duo pianistico ed alcuni di essi fanno parte del nostro repertorio fin dal concerto di debutto; da allora li abbiamo studiati, lasciati, ripresi, suonati e risuonati in innumerevoli occasioni; ogni volta però ci sorprendono per la loro speciale combinazione di leggerezza e profondità. La semplicità con cui si presentano all’orecchio non deve ingannare perché in essi si cela una ricchezza di sentimenti, sensazioni ed immaginazione inesauribile. Sicuramente sono pezzi che amiamo molto; forse perché in essi non vi è traccia di retorica ed esibizionismo ma ad ogni nota corrisponde una sonorità pianistica unica e suggestiva, ogni frase, anche quelle apparentemente più semplici, si rivela, una volta suonata al pianoforte, straordinariamente elegante e commovente. In ciascun brano è possibile scoprire nuove sonorità e colori che lo rendono diverso dall’altro; non solo Ravel rispetto a Debussy e Fauré, ma ciascun brano di Ma Mere l'Oye rispetto agli altri e così per le altre raccolte; questa possibilità di sperimentare ogni volta la nostra immaginazione musicale e pianistica, è sicuramente uno dei motivi che ci lega ad essi così profondamente.

Ecco, l’immaginazione! Questa parola è la chiave che ci ha sempre guidato nell’interpretazione di questi brani e con immaginazione suggeriamo agli ascoltatori di accostarsi a questo disco.


Four Seasons Four Hands

Quando si dice Quattro Stagioni si pensa subito a Vivaldi ed ai suoi concerti. Il prete rosso non è stato però l’unico compositore a cimentarsi con questo tema, basti pensare a F.J. Haydn con il suo ampio oratorio Die Jahreszeiten oppure ai pezzi pianistici Les Saisons di Pyotr Ilyich Tchaikovsky. Questo disco è però dedicato alle Stagioni composte da due autori del novecento, molto distanti fra loro e contemporaneamente affini: Yoshinao Nakada e Astor Piazzolla.

Distanti per ovvi motivi: giapponese il primo, argentino il secondo; attento alle delicate sfumature e al suggerito più che all’espresso Nakada, lacerato fra forti contrasti e passioni Piazzolla; felicemnete melodico il primo, ispirato da una ritmica incessante e trascinante il secondo. Eppure a ben guardare non mancano i punti di contatto fra i due compositori. Innanzitutto l’anagrafica: solo due anni separano la nascita di Nakada da quella di Piazzolla ed otto anni le loro morti; in secondo luogo l’attaccamento alle radici popolari, rappresentate dalle canzoni popolari e dall’interesse per gli aspetti poetici della natura in Nakada e, naturalmente, dal Tango, con tutte le sue implicazioni sociali ed emotive, in Piazzolla; infine dal carattere ormai cosmopolita della loro tecnica compositiva, assimilata attraverso lo studio dei classici e dei contemporanei, soprattutto europei, grazie alla quale entrambi riescono a trasmetterci immediatamente la natura più profonda del loro universo musicale.